MEDITERRANEO

mediterraneo

Ogni tanto serve sfogarsi. Anche solo scrivere due righe, andare a correre, ascoltare musica a tutto volume con le cuffie, ma anche vedere film che sai ti faranno pensare, riflettere, piangere, ridere e stare bene con te stesso e col mondo.

Gabriele Salvatores è uno dei migliori registi italiani dell’era moderna, quell’era orfana dei nomi che hanno reso l’Italia una potenza del cinema mondiale e che ancora oggi quando si parla di cinema abbinato al nostro paese non si può fare a meno di nominarli. Salvatores ha sempre osato, ha sempre cercato storie e stili originali, e quasi sempre ha colpito nel segno, aggiungendo un tassello di innovazione ed esperienza a un cinema italiano spesso piatto, superficiale e monotematico. Dai primi film sui viaggi e sulla fuga dalla vita, fino alla fantascienza di Nirvana, alla psichedelia e surrealismo di Denti, dal noir al thriller, da Pirandello ad Ammaniti, fino ai supereroi e a quello straordinario progetto di Italy in a Day, Salvatores non si è mai tirato indietro. Ha vinto un Oscar forse non con il suo miglior film (come Scorsese d’altronde), ma superando il perfezionismo di Lanterne Rosse e almeno senza plagiare film e registi che avevano già reso grande il cinema per la loro vera bellezza.

Mediterraneo sortisce effetti diversi a seconda dell’età e del momento in cui si guarda, e come spesso capita con la musica, anche i film trasmettono emozioni e messaggi diversi in base al proprio vissuto, la propria esperienza, cultura e apertura mentale. Mediterraneo è dedicato a tutti quelli che stanno scappando, e mai come oggi la fuga dal proprio paese è considerata una tematica di gran moda. Tutti vogliono andarsene, tutti vogliono cambiare vita, si vuole costruire, progettare, avere possibilità nuove e gratificazioni meritate. Ma scappare non è per tutti. Scappare è difficile. I nostri eroi di Mediterraneo hanno tutti le loro ragioni per andare, restare o scappare (emblematico il personaggio di Claudio Bisio, sempre alla ricerca di via di fuga per tornare in patria dalla moglie, e lasciato al suo destino senza sapere come finirà la sua evasione), ma nessuno di loro a quanto pare riesce a fare la scelta giusta, tranne forse Farina, innamorato della sua Vassilissa e disertore per amore, che suo malgrado rimane solo con il ristorante dedicato alla moglie scomparsa. Raggiunto dopo del tempo dai suoi due superiori, Lorusso e Montini, i tre tagliano melanzane aspettando la fine di una vita che non farà altro che ricordare loro le occasioni perse e quelle colte, le decisioni giuste e quelle sbagliate, i bei momenti e i tramonti che fanno girare i coglioni. Mediterraneo è un film più profondo di quello che sembra, un ritratto di personaggi vari e diversi tra loro disegnato con poche parole e pochi dialoghi, ma con immagini e suoni che difficilmente si cancellano col tempo. La guerra finisce e per tutti i nostri eroi è come la fine dell’estate o la fine di una bella vacanza, quando bisogna ritornare alla razionalità di tutti i giorni e abbandonare i sogni e le illusioni. Ma è proprio obbligatorio rinunciarvi?
Si vive scegliendo e qualsiasi scelta comporta conseguenze, perdite e sacrifici.
Ma non è difficile scegliere, è difficile scegliere con consapevolezza e riuscire a convivere con le decisioni prese.

 

IMMATURI

di Paolo Genovese con Raul Bova, Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Ambra Angiolini etc

Solo occasionalmente guardo film italiani e (quasi) ogni volta mi pento di averlo fatto.
Immaturi ha avuto un successo piuttosto sorprendente, e dopo tanto parlare – e un sequel in uscita a giorni – mi sono fatto vincere dalla curiosita’.
Errore madornale, come direbbe Schwarzy in Last Action Hero.

Un gruppetto di amici sui quaranta si ritrova a preparare di nuovo l’esame di maturita’ classica a causa di un pretesto narrativo che rende gia’ l’inizio inverosimile. Ognuno vive la propria esistenza con i soliti problemi, sogni e paranoie, ma rivedendosi riescono insieme a scacciare la malinconia e a trovare nuova fiducia nella vita e nel futuro.

L’idea di partenza e’ simpatica e piuttosto originale, peccato che tutta la struttura e lo svolgimento siano permeati da stereotipi e luoghi comuni a non finire, il tutto corredato da dialoghi, situazioni e monologhi banali sfilacciati tra loro e palesemente studiati a tavolino.
I discorsi da adulti disillusi contrastano con le case da catalogo e con la perfezione estetica che li circonda. Ogni personaggio e’ accuratamente incasellato in uno stereotipo gia’ visto in mille altre occasioni, senza nessuno spessore o storia ben approfondita, e la morale finale piuttosto superficiale e prevedibile senza nessun colpo di scena o risvolto inaspettato. Il regista prende per mano lo spettatore e lo accompagna fino alla fine senza mai fargli pensare o sospettare che qualcosa di stranno possa accadere. Raul Bova fa di tutto per essere inespressivo e poco credibile, mentre Ambra fa Ambra, Luca e Paolo fanno Luca e Paolo, Ricky Memphis fa Ricky Memphis – ma almeno e’ divertente – e gli altri fanno il minimo indispensabile. Immancabile anche il personaggio della bambina che parla come gli adulti di vita vissuta e problemi sessuali.
Per tutto il film si discute – superficialmente – di Epicuro e sulla fugacita’ della vita, di come sia importante carpire ogni momento e godersi il presente senza farsi ossessionare esageratamente dal futuro, ma alla fine tutto questo viene gettato nel pattume per un piu’ confortante “la vita e’ lunga e non e’ vero che puo’ finire da un momento all’altro”. E quindi? Solita morale trita e ritrita di coppie felici nonostante tutto – perche’ essere single e’ escluso da ogni possibilita’ – e superficialita’ dilagante, come ad esempio ‘avere un figlio risolve i problemi di una coppia’.
Ma chi si salva? Interessante mischiare abitudini e modi di fare e dire dei tempi del liceo, con quelli di oggi – messaggi, chat etc – peccato che rimanga tutto sempre superficiale e banale.  Ricky Memphis e’ probabilmente il personaggio piu’ divertente, coccolato e viziato dalla mamma fino all’inverosimile, ma neanche piu’ di tanto. Il Liceo Classico continua a essere l’unica scuola degna di essere rappresentata in un film italiano pur con tutti i suoi anacronismi e luoghi comuni. E la battuta sulla crema per il contorno occhi e’ azzeccata, anche se non c’e’ bisogno di tutta quella malinconia e rassegnazione…
Rimane il doppio significato del titolo, ma il film sorvola su ogni giudizio di cosa voglia dire essere immaturi, senza dare troppe spiegazioni… o forse ho fatto finta di non vederle?

VOTO: 5.5