LEE DANIELS’ THE BUTLER

di Lee Daniels
con Forest Whitaker, Oprah Winfrey, John Cusack

the_butlerDopo averci commosso e fatto sgranare gli occhi davanti a Precious, Lee Daniels torna con un film sulla carta intenso e di grandi prospettive. Raccontare la vita di un bambino di colore diventato col tempo maggiordomo alla Casa Bianca e rimasto per varie decadi, attraversando diverse epoche e affiancando diversi presidenti, richiede controllo e una grande visione d’insieme della storia americana.
Dai campi di cotone Cecil Gaines (Forest Whitaker) combatte, soffre, impara un mestiere e abbassa la testa fino a diventare il maggiordomo principale della Casa Bianca, assistendo a privatissimi meeting e guardando da spettatore privilegiato il susseguirsi di avvenimenti storici. Il film però non segue solamente le sue gesta al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, ma anche e soprattutto la sua vita di marito e padre di due figli. E sarò proprio il maggiore dei due, Louis, a rappresentare per Cecil il contraltare politico, sociale e culturale di quello che invece lui stesso vive tutti i giorni alla Casa Bianca. Tra lotta all’apartheid e Ku Klux Klan, e tra i Black Panthers e Malcolm X, Louis riesce lentamente a far render conto a suo padre che esiste un’altra America, un’America che segrega, odia ed emargina gli Afro-Americani da scuole, ristoranti e autobus, ed è giunto il tempo di alzare finalmente la testa.

Sulla carta, quindi, un film complesso e storicamente intricato, con da un lato i presidenti che vedono in televisione quello che succede al loro paese e dall’altro i giovani di colore che lo vivono sulla loro pelle. Lee Daniels però dopo una prima parte interessante e che ben promette per il prosieguo, inizia a passare in rassegna personaggi e avvenimenti in maniera didascalica ed eccessivamente retorica. Da The Butler non si impare nulla della storia americana se già non si conosce qualche cosa, si vedono facce, fatti e discorsi, ma rappresentati troppo superficialmente e prevedibilmente per scatenare interesse e stupore. Le parti più intense hanno per protagonista Louis, dato che è lui che sulla propria pelle sente la pesantezza e l’ipocrisia di un paese intero, e sarà proprio il figlio il vero eroe del film che tra immagini di archivio e messaggi di speranza arriva al finale. Finale che vorrebbe rappresentare il termine di una salita, ma che nei fatti di tutti i giorni è comunque ancora molto lunga.

Forest Whitaker è straordinario, anche se meno coinvolgente del solito,  Oprah Winfrey è sorprendente nei panni della moglie, mentre i picchi di interesse sono rappresentati dai vari presidenti interpretati con divertimento da diversi attori, Robin Wiliams è Eisenhower, James Marsden è JFK, John Cusack è Nixon, Liev Schreiber è Johnson, Alan Rickman è Reagan, ma la parte forse più ironica la fa Jane Fonda nei panni di Nancy Reagan.

Da vedere accostato a Forrest Gump e 12 Years a Slave per avere un quadro più completo.

VOTO: 6

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