di Mary Harron
con Christian Bale, Justin Theroux and Josh Lucas
Chi è un cinefilo? Chi si può ritenere tale?
Uno che si riempie la bocca con titoli sconosciuti e talmente di nicchia che neanche chi li ha girati sa che sono stati distribuiti? O uno che cita a caso neorealismo, nouvelle vague e free cinema? O ancora, uno che ‘sa tutto lui e nessun altro capisce’? Oppure uno che spiega i film in maniera criptica e difficile da decifrare, snobbando le opinioni altrui?
Non lo so. Io credo che essere amanti del cinema significhi, appunto, amare il cinema, perdersi nelle storie, le trame, i colori, gli sguardi, i dialoghi, la musica, e meglio se sul grande schermo. E non importa il genere, il regista, l’attore o l’attrice. Il Cinema con la C maiuscola comprende la commedia demenziale, il blockbuster con i robot, il dramma epico, l’azione esplosiva, l’horror più cruento, l’indie più di nicchia o il western fantascientifico.
Un film che negli anni ha catturato sempre di più l’attenzione di ‘cinefili’ e cultori di cinema è American Psycho. Tratto probabilmente dal miglior libro di Bret Easton Ellis, il progetto cinematografico non è stato facile da realizzare per vari motivi, non ultimi l’estrema e inaudita violenza della storia – difficile persino da leggere su carta – e le numerose metafore e frecciate di una trama dai risvolti surreali, ma perfettamente riconducibile a una realtà attuale ben conosciuta.
La superficialità e la spocchia di Patrick Bateman e dei suoi amici yuppie non sono molto dissimili dall’attuale menefreghismo e necessità di ostentazione dei ‘ricchi’ (e non ricchi) di oggi – memorabili le sequenze in cui si paragonano i vari biglietti da visita. Un giovane Christian Bale ha iniziato qui il suo percorso di dedizione all personaggio che proseguirà anche in futuro in The Machinist (L’Uomo Senza Sonno), The Fighter, Equilibrium e Batman, e proprio con Pat Bateman l’attore gallese non ha avuto paura di dimostrare che i ruoli difficili non lo spaventano.
Il personaggio creato da B.E.Ellis perde un tantino di incisività sullo schermo, a causa forse di alcune pressioni esterne o scelte forzate riguardo i lati di Bateman da esplorare o le parti del libro da omettere, ma ciononostante quello che rimane è l’essenza di un personaggio tormentato, paranoico, fragile e insicuro, ma allo stesso tempo estremamente arrogante, inquietante, irritante, violento, e inaffidabile.
Il film di Mary Harron centra il bersaglio quando tratteggia in maniera precisa ed essenziale Bateman e la sua insopportabile (anche per lui) cricca di amici, o quando inserisce ad hoc i suoi deliranti monologhi su Huey Lewis and the News o Phil Collins, o ancora quando presenta e delinea i personaggi femminili con la stessa freddezza e distacco dello stesso Bateman. Diventa, invece, meno intenso nei momenti in cui l’estrema e nauseante violenza del nostro protagonista dovrebbe essere straripante e incontrollabile, mentre invece è sempre trattata con il freno a mano tirato nonostante si intuisca più di quello che si vede.
Più passano gli anni e più American Psycho diventa intrigante e sempre più attuale.
O mi sto immaginando tutto?
VOTO: 7.5