MEA MAXIMA CULPA

di Alex Gibney
con Jamey Sheridan, John Slattery, Chris Cooper

mea maxima culpaHo temporeggiato qualche giorno prima di scrivere i miei pensieri su questo documentario horror, ma non perche’ non sapessi cosa dire, quanto piuttosto perche’ ho voluto raffreddare le roventi sensazioni di rabbia e vergogna che a fine visione mi avevano assalito. Un documentario che stranamente e’ uscito anche in Italia, ma di cui probabilmente non in tanti parleranno dato che siamo la casa del Vaticano e il muro di ipocrisia, falsita’ e omerta’ e’ cosi’ alto e spesso che e’ quasi impossibile scalfirlo.

Ipocrisia, falsita’ e omerta’, insieme a una buona dose di riprovevole viscidume, sono gli elementi chiave del documentario di Alex Gibney. In viaggio tra gli Stati Uniti e Roma, il regista racconta i fatti che hanno portato un gruppo di ragazzini sordo-muti Americani, oggi adulti, a fare causa al Vaticano per le molestie e gli abusi subiti. Un’impresa titanica, piena di insabbiamenti, soldi pagati per zittire, e comportamenti tutt’altro che cristiani, che ha portato pero’ alla luce decine di altre storie simili in altre citta’ nel mondo.
Alex Gibney non teme di fare nomi e cognomi, mette sulla graticola padre Murphy per primo, ma arriva anche all’ormai ex-papa Ratzinger, ritiratosi di sua spontanea volonta’ (?) in pensione anticipata e costretto a vivere il resto dei suoi giorni insieme alla sua coscienza e ai pensieri di quello che ha ordito  e amministrato soprattutto nei suoi anni pre papali.
Grazie ai toccanti racconti degli ex ragazzi coinvolti nell scandalo, e grazie a un ritmo sempre serrato tra interviste, immagini d’archivio e un costante voice-over, Mea Maxima Culpa arriva dritto al cuore e allo stomaco. Si puo’ dire che e’ troppo di parte, si puo’ dire che non analizza in profondita’ l’altro lato della barricata (il Vaticano ha sempre declinato di dare spiegazioni o di farsi coinvolgere nel documentario), ma tutto e’ spiegato con immagini e fonti ben chiare, e l’unica cosa non chiara e’ il comportamente della Chiesa e dei suoi piu’ alti esponenti.
La Chiesa con la C maiuscola e’ il personaggio che piu’ di tutti esce con le ossa rotte. Privilegi inauditi, liberta’ d’azione senza limiti, e la costante dimostrazione che l’importante e’ che non si sappia niente di quello che succede. Si puo’ fare quello che si vuole, si possono commettere i peccati piu’ atroci, ma l’importante e’ che nulla venga mai fuori allo scoperto. Suona familiare? Questo trend cattolico di manipolare la realta’ e costruirsi una facciata dorata dietro cui fare i propri comodi si ritrova ogni giorno in persone che si definiscono cristiane. Ci sono quelli che benpensano e quelli che benfanno, quelli che aiutano il prossimo senza chiedere niente in cambio e quelli che dicono che vorrebbero aiutare il prossimo, ma magari un’altra volta….
Tutti dovrebbero vedere Mea Maxima Culpa e ognuno dovrebbe poi trarre le proprie conclusioni, ma come spesso capita con questo genere di documentari (ex. Religulous o Jesus Camp) chi piu’ di altri dovrebbe riflettere, preferisce non vedere e negare.
Lo stile non cambia.
AD MAIORA

VOTO: 7.5

SINISTER

di Scott Derrickson
con Ethan Hawke, Juliet Rylance, James Ransone

sinisterUscito la scorsa estate al FrightFest Festival, ripropongo la recensione di allora riveduta e corretta.
Dal trailer Sinister sembrava il solito thriller-horror, con la solita casa in cui tempo prima erano morte delle persone, le solite presenze e il solito mostro. Dopo un inizio prevedibile, pero’, la storia prende via via una piega inquietante e, appunto, sinistra.

Ethan Hawke e’ Ellison, uno scrittore-investigatore che smaschera gli errori che la polizia commette durante casi complicati, e mentre si trova a raccogliere prove per un caso irrisolto viene coinvolto in un vortice di presenze, mostri e credenze, che dovra’ fargli riconsiderare il significato della vita e della morte.

Grazie ai filmati in super8, che creano non poca inquietudine, e soprattutto alla presenza di bambini, Sinister e’ un film piuttosto intenso che gioca su paure e sentimenti repressi tingendo molte scene di sangue e crudi omicidi. Ethan Hawke e’ convincente e a suo agio in una storia che man mano che mette al loro posto tutti i tasselli finisce per essere un viaggio senza ritorno.
Certo, se si segue con attenzione il film di Scott Derrickson (gia’ regista di The Exorcism of Emily Rose e The Day the Earth Stood Still con Keanu Reeves) non si puo’ fare a meno di notare elementi che possono apparire discutibili e creare dubbi sulla credibilita’ e fluidita’ della trama, ma in fondo se si pensa che dopo Freddy Kruger, Jason Voorhees, Michael Myers, Pinheads e Leatherface non ci possa essere piu’ nessuno, allora e’ meglio guardare altrove. Sinister spaventa in maniera clichéttosa, ma lo fa con efficacia con una sceneggiatura senza troppi buchi, con l’inquietante presenza di bambini (ribadisco) e, non ultimo, con un “mostro” che potremmo ritrovare in vari seguiti, nel caso il film abbia successo.
Il finale poi rivela una voglia insolita di andare in controtendenza, e questo non puo’ che essere un pregio.

VOTO: 6.5

SILVER LININGS PLAYBOOK

di David O. Russell
con Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Robert De Niro

JENNIFER LAWRENCE and BRADLEY COOPER star in SILVER LININGS PLAYBOOKA volte quando un film vince premi e Oscar, o viene acclamato da critica e pubblico, ti viene voglia di vedere perche’. La maggiorparte delle volte le aspettative sono create ad arte dalla campagna di marketing e promozione, e spesso e’ tutto fumo negli occhi (Twilight Re dei Razzies?? ), ma quando il profilo e’ relativamente basso, il regista si e’ gia’ fatto conoscere per lavori interessanti (Three Kings, I Heart Huckabees, The Fighter) e gli attori interpretano personaggi un tantino fuori dagli schemi, allora l’interesse si fa vivo. David O.Russell aveva abituato a film surreali, dalle atmosfere interdette, con quel tocco indie raffinato accompagnato da storie fuori dall’ordinario e con personaggi tanto improbabili quanto veri. Con Silver Linings Playbook, invece, sembra adagiarsi troppo sugli allori dei suoi lavori precedenti, raccontando una storia poco originale e prevedibile fin dal trailer. A salvare la barca questa volta ci pensano gli attori, tutti in stato di grazia e talmente immersi nei rispettivi personaggi da meritarsi giustamente ottimi giudizi e riconoscimenti.

Pat viene dimesso dall’istituto psichiatrico in cui era stato rinchiuso e ritorna a vivere a casa dei genitori, ma quando incontra la vedova ventenne Tiffany, le cose prendono una piega inaspettata. Tra disturbi bipolari, risse, scommesse, gare di balle e imbarazzanti cene, i due impareranno ad amare la nuovamente la vita.

Lui, lei, ex-moglie, ex-marito, problemi, relazioni complicate, genitori. Come andra’ a finire? Gli ingredienti sono sempre i soliti, mischiati con una salsa diversa, ma sono sempre i soliti. Se proprio dobbiamo trovare il lato positivo del film, come suggerisce il titolo, allora sicuramente dobbiamo cominciare con Bradley Cooper. Faccia da schiaffi (anzi, da sberle) e notevole presenza, in Silver Linings Playbook Cooper regala forse la sua interpretazione piu’ sofferta e studiata, dove rabbia, impotenza, odio e amore tormentano un personaggio che non si arrende all’evidenza della vita. Jennifer Lawrence ha vinto un discutibile Oscar per questo film, ma quando non e’ inquadrato il suo fondoschiena riesce a trasmettere emozioni e sentimenti come pochi si sarebbero aspettati da una ventenne che pero’ aveva gia’ dato prova di ottime qualita’ in Winter’s Bone. E poi Bob De Niro, per una volta in un film e in un ruolo non degradanti. Nei panni del padre di Pat, estremamente superstizioso, insicuro e freddo nei confronti del figlio, De Niro rispolvera qualche trucco e finalmente convince, nonostante le sue solite smorfie.
Meglio lasciarsi andare alla storia e alla corrente senza aspettarsi troppe elucubrazioni esistenziali profonde, o dialoghi al vetriolo, o illuminazioni. Non sara’ difficile trovare un lato positivo a Silver Linings Playbook, ma poi ci si accorgera’ che alla fine non e’ successo niente che non ci si aspettasse gia’.
Lui, lei etc etc

VOTO: 6.5