MANHATTAN

di Woody Allen con Woody Allen, Diane Keaton e Mariel Hemingway

Possibile che non avessi ancora visto Manhattan?
La mia lista d’attesa di film è piena di classici che aspettano il giorno e il momento giusto, e oggi è stato il giorno e il momento di uno dei film più interessanti di Woody Allen.

Isaac è divorziato, ha 42 anni e frequenta una ragazzina di 17. Le cose si complicano quando inizia a uscire con l’amante del suo migliore amico e la situazione già cerebrale diventa un vortice di complessi esistenziali, morali e intellettuali che faranno rendere conto al nostro protagonista che diventa inutile complicarsi inutilmente la vita.

Manhattan rispecchia perfettamente lo stile classico di Woody Allen, con dialoghi a raffica, battute al vetriolo su politica, religione e società, con riferimenti continui a cinema, arte e letteratura, ma soprattuto con una freschezza e una originalità che tuttora non rendono il film per niente datato. Le frecciate alla politica americana, alla tv che intontisce, alla musica “moderna” e alle mille contraddizioni di New York, vengono contrastate dall’amore che il regista prova per la sua città. Manhattan è un’ode a New York, una lettera d’amore cinematografica in bianco e nero a una città che tra tanti luoghi comuni riesce però a far innamorare di sé e a non farsi mai lasciare.
Il cervello è l’organo più sopravvalutato, dice Isaac (Allen) a un certo punto controbattendo a una iper-cerebrale Lucy (Diane Keaton) ed effettivamente è proprio questo il nocciolo dell’intero film. Le persone si perdono in circoli viziosi cerebrali da cui pare impossibile uscire, ma nelle relazioni tutto dovrebbe essere semplice e naturale. Se si analizza estenuamente ogni singolo dettaglio, atteggiamento, paura o sensazione, allora si perde la magia del momento. Isaac e Lucy seduti all’alba sulla panchina davanti al Queensboro Bridge, nella famosa inquadratura, sono emblema di questo. Nei brevi momenti in cui tutto sembra perfetto, il cuore si scioglie e quello che si prova non può essere spiegato a parole. E’ semplicemente così.
Bisogna avere fiducia nelle persone, viene detto ad Isaac alla fine del film, e non importa se le circostanze non sono ideali, se la ragazza a cui chiede perdono ha appena compiuto 18 anni e se sta per partire per Londra per sei mesi.
Se due persone vogliono stare insieme c’è solo una cosa che importa…

VOTO: 8

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